Niente più calzini rosa grazie all'IoT

 

Almeno una volta nella vita è successo a tutti di stendere il bucato e di notare che qualcosa non era esattamente andato secondo i piani…e se i capi di abbigliamento avessero un piccolo chip che permetta loro di “dialogare” con la lavatrice suggerendole il lavaggio più adeguato? Fantascienza?! No, Internet delle Cose

L'Internet delle Cose, o IoT, non è altro che l'estensione di internet a oggetti comuni, senza una vocazione digitale, (come tazze, scaffali, monumenti,… calzini!) che diventano così “oggetti intelligenti”. Esistono tazze che rilevano le calorie del liquido contenuto al loro interno, monumenti che notificano il tuo smartphone per raccontarti la loro storia e sveglie che si autoregolano in funzione del traffico. Questi sono solamente alcuni esempi di una tecnologia che si evolve tanto velocemente quanto le parole che stai leggendo in questo momento.

Sicuramente la direzione verso cui si andrà, sarà quella:

  • delle città intelligenti in cui il consumo di energia, gas e acqua sarà regolato da devices connessi fra loro con l'obiettivo di raggiungere una migliore efficienza economica e di consumo energetico;
  • delle case dove sarà possibile controllare a distanza l'illuminazione, il riscaldamento e gli elettrodomestici;
  • dei veicoli che potranno comunicare direttamente la rilevazione di eventuali problemi o guasti e suggeriranno anche l'intervento risolutivo più opportuno;
  • della salute dove dei devices raccoglieranno informazioni sullo stato di salute del paziente e le metteranno a disposizione dello staff medico. 

L'avvento dell'IoT è stato possibile grazie alla maggiore disponibilità di banda internet, alla standardizzazione dei componenti elettronici e alla miniaturizzazione. La vera sfida non è però stata la creazione di questi devices, ma bensì l'individuazione di soluzioni che portino tutti questi “oggetti intelligenti” ad interagire sia tra loro in modo uniforme che con l'uomo, il quale è (e dovrà rimanere) il fulcro attorno cui ruota l'IoT.

A questo punto ti starai chiedendo quali sono questi devices che permettono agli oggetti di comunicare e magari ti piacerebbe ricevere anche qualche informazione maggiormente tecnica. Ti accontentiamo subito!

 

 

Per prima cosa devi sapere che i devices sono attualmente tre e vengono chiamati Tag. Questi si distinguono per struttura, per distanza da cui possono trasmettere informazioni e per tipo di trasmissione. Un Tag di cui avrai sicuramente sentito parlare è il beacon: un trasmettitore radio a bassa potenza che sfrutta la tecnologia Bluetooth per monitorare la presenza di dispositivi mobili fino a un raggio medio di 50 metri con l'obiettivo di dialogare con essi. I beacon sono i Tag che più si prestano ad essere utilizzati nell'IoT sia perché hanno un raggio d'azione molto più vasto, sia perché sono gli unici a cui si possa integrare un sensore. La logica della tecnologia beacon è quella di lavorare come un faro, invia dei segnali in relazione alla circostanza per cui è stato programmato.

La Virgin Atlantic, per esempio, ha installato dei beacon in un settore dell'aeroporto di Heathrow (Londra). Il beacon invia così un segnale all'App di Virgin che mostra automaticamente la carta d'imbarco quando il passeggero di avvicina al gate. Come puoi notare, è sempre necessario installare l'App programmata per captare e interpretare il segnale inviato dai beacon.

Un altro esempio viene dalla Romania, dove è stato sperimentato un utilizzo socialmente utile. Nel maggio 2015, grazie alla collaborazione tra l'associazione Tandem e la Onybeacon, è stata installata una rete di beacon sulla rete del trasporto pubblico di Bucarest destinata ai non vedenti. Quando l'autobus si trova attorno ai 50-60 metri di distanza dalla fermata, l'utente viene avvisato del suo arrivo grazie ad una notifica sonora. Inoltre, all'arrivo dell'autobus, un piccolo altoparlante segnala sonoramente la porta d'ingresso, cessando alla ripartenza del mezzo. 

 


Senza entrare nello specifico, sono due i macro ambiti in cui i beacon possono essere utilizzati:

  1. Per inviare notifiche nel raggio di 100 metri agli smartphone abilitati, cioè che hanno installato l'applicazione specifica e che hanno il Bluetooth acceso. 
  2. Per trasmettere alle antenne più vicine il loro ID identificativo che permette di triangolarne la posizione. Questo utilizzo permette, per esempio, di tracciare le merci in viaggio fornendo informazioni più precise e in tempo reale.

Un settore molto interessato a questa tecnologia è sicuramente quello del Retail. Attraverso i beacon, il negozio può infatti inviare una notifica all'utente che si trova nelle vicinanze ricordando, per esempio, di un buono sconto in scadenza. Il contatto con l'utente non si esaurisce comunque all'esterno del negozio, ma prosegue all'interno con l'obiettivo di migliorare e arricchire l'esperienza di acquisto. É infatti possibile interagire con i clienti attualmente presenti all'interno, ma anche con tutti i loro contatti, spostando il focus sui social dove gli utenti possono agilmente condividere qualche contenuto o informazione ricevuta dal beacon che si trasforma così in un nuovo canale di comunicazione mobile!

Un altro esempio molto interessante di utilizzo della tecnologia beacon all'interno dei negozi fisici si rifà alle esperienze di gaming. É infatti possibile partecipare a dei veri e propri giochi con lo scopo di coinvolgere e divertire il cliente, perché si sa... una persona più serena è più propensa all'acquisto.

Come conseguenza, questi dispositivi rendono disponibile una mole di dati enorme: è possibile monitorare e comprendere quali sono, per esempio, le aree del negozio meno interessanti o gli articoli maggiormente graditi permettendo così sia di intervenire su alcune criticità che di massimizzare le vendite. In ogni caso, il settore del Retail non è l'unico a guardare interessato verso l'IoT e i beacon.
Infatti, come detto in precedenza, oltre alla possibilità di tracciare le merci è possibile tracciare anche gli spostamenti dei visitatori all'interno di spazi, come ad esempio all'interno delle fiere. Questo permette di comprendere il loro comportamento, di individuare gli stand maggiormente interessanti, di modificare o ridefinire eventualmente alcuni spazi poco frequentati e di ottenere feedback in tempo reale.

Le stime di ABI Research affermano che nel 2019 ci saranno 60 milioni di unità installate e tu cosa ne pensi? Reputi che questa tecnologia sia utile o invasiva?

Cederai al cambiamento o rimarrai fedele ai tuoi calzini rosa?